UIL Sfratti in calo nel 2017

Casa, croce e delizia degli italiani. Aumenta la domanda di mutui, crescono i prestiti per la ristrutturazione, diminuisce il numero degli sfratti. Eppure è proprio questo il tema sul quale vale la pena soffermarsi perché, seppur in un contesto di contrazione, la ragion per cui vengono inviate le prime lettere di messa in mora (sulle quali è possibile sapere di più grazie all’approfondimento del portale AvvocatoAccanto) è sempre lo stesso: l’incapacità dell’inquilino di far fronte all’affitto.

Morosità, un problema italiano

È sempre la morosità che mette alle strette il proprietario di casa, portandolo a procedere legalmente contro l’inquilino che non paga l’affitto. Un andamento generalizzato che unifica il territorio italiano. A far emergere questo quadro è uno studio recente della Uil nazionale, partito proprio dall’elaborazione dei dati forniti dal Ministero dell’Interno e riferiti al 2017.

Sfratti in calo

La prima evidenza è quella relativa al numero complessivo degli sfratti che risulta in calo del 6,7 per cento (a quota 59.609 secondo i dati del Ministero dell’Interno – Ufficio  Centrale di Statistica)). Nel 2016, infatti, erano 61.718, per passare dopo un anno a quota 59.609. Perché si procede su questa strada? Nel 90 per cento dei casi a giustificare una procedura di sfratto è la morosità, il mancato pagamento dell’affitto da parte degli inquilini. Ne emerge una crescente difficoltà delle famiglie italiane ad affrontare questa spesa. Un problema generalizzato che nei grandi centri urbani, però, assume rilievi più marcati a causa degli elevati costi dei canoni di locazione. È nei capoluoghi di provincia principali, infatti, che si affrontano le principali difficoltà nel pagamento delle mensilità.

Cosa accade sul territorio italiano

Lo studio condotto dal sindacato Uil, con elaborazione dei dati diffusi dal Ministero, si sofferma anche sull’analisi territoriale dell’andamento degli sfratti. Considerando gli sfratti emessi nel 2017, secondo quanto emerge, il dato regionale rileva una quasi generalizzata flessione dei provvedimenti di sfratto. Gli sfratti diminuiscono sensibilmente in Piemonte, qui si registra un -28,2 per cento. Segue l’Emilia Romagna, con un -25 per cento  la Liguria che fa toccare un -19,7 per cento. Importante, invece, l’aumento delle sentenza di sfratto che si registra in Abruzzo e che arriva a toccare l’80,2 per cento di incremento. Crescono gli sfratti anche in Friuli Venezia Giulia (+76,9 per cento) e in Molise (+49,5 per cento). Una situazione che vede queste ultime tre regioni come delle eccezioni ma che lascia comunque ampio spazio a riflessioni sulla natura della situazione casa, oggi, in Italia.

Il commento del Sindacato che ha condotto lo studio

“È evidente –spiega Ivana Veronese, Segretario confederale UIL – come l’offerta di immobili residenziali appare oggi del tutto inadeguata a far fronte a tale domanda quantitativamente e qualitativamente crescente, anche in considerazione del fatto che il numero di abitazioni in locazione, già da tempo di dimensioni limitate, ha subito un progressivo ridimensionamento. Si rende, quindi, oramai imprescindibile la ripresa di una strategia politica nazionale in assenza della quale è messo in pericolo il ruolo stesso delle città in termini di produzione di ricchezza e innovazione, offerta di lavoro e servizi avanzati. In sostanza il vero tema è come mettere sul mercato immobiliare un maggior numero di case ad un costo, soprattutto per l’affitto, compatibile con il reddito della maggioranza delle persone”.

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